giovedì 8 gennaio 2015

"Il caso delle vignette danesi"

di Daniele Luttazzi

Il caso delle vignette danesi, come oggi il vigliacco assassinio dei vignettisti di Charlie Hebdo da parte di terroristi che invocano il Profeta, ci obbliga a ricordare:
Che la libertà d’espressione satirica di un Paese corrisponde al suo gradiente di democrazia.
Che ogni religione, senza sense of humor, diventa fanatismo.
Che parte del mondo islamico non è in grado di accettare la satira come forma di discorso politico.
Che la satira reifica i suoi bersagli e per un musulmano è inaccettabile la reificazione del Profeta.
Che non sono le vignette a insultare Maometto, ma i terroristi che uccidono in suo nome.
Che le vignette anti-semite pubblicate quotidianamente in Egitto e in Arabia Saudita sfruttano stereotipi di gran lunga più offensivi di quelli utilizzati in Occidente.
Che i direttori dei giornali arabi, invocando anch’essi la “libertà d’espressione”, continuano a pubblicarle.
Che non per questo i vignettisti arabi devono temere per la loro vita.
Che il profeta Maometto, quando in vita veniva insultato e dileggiato, rispose sempre col perdono, mai con la vendetta.
Che il Corano minaccia di morte gli infedeli. (Forse è solo un problema di traduzione. “Uccideteli tutti ovunque li troviate” magari nell’originale era “Porgete l’altra guancia”.)
Che non pubblicare le vignette perché questo potrebbe scatenare la violenza degli integralisti significa subire la loro violenza.
Che la comunità islamica deve isolare gli imam radicali.
Che nel mondo islamico legge divina e codice penale coincidono.
Che le convinzioni religiose urtano contro il nostro essere individui razionali del 21° secolo.
Che l’uomo sta bene quando non ha bisogno di religioni che lo proteggano dal dubbio e dalla paura.
Che il messaggio delle religioni è: se metti in discussione l’amore infinito di Dio finisci dritto all’inferno.
Che, da un punto di vista antropologico, non puoi avere una religione senza un nemico.
Che la ragione sociale delle religioni è dare ai fedeli un senso di superiorità rispetto a un nemico immaginario.
Che l’Europa moderna, laica, del commercio e della democrazia, appare col Rinascimento, nel momento in cui il cristianesimo, scosso dalla Riforma, comincia a perdere il controllo sull’organizzione sociale.
Che la repubblica, la separazione dei poteri, il suffragio universale, la libertà di coscienza, l’eguaglianza dell’uomo e della donna non derivano dalla religione, che li ha anzi a lungo combattuti.
Che, grazie alla rivoluzione francese, le adultere occidentali non vengono lapidate (però finiscono su Novella 2000: questo, per alcuni, è progresso).

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