domenica 22 marzo 2015

Come contattare il tuo Sé superiore

Imbattendomi nelle varie letture d'ispirazione spirituale nel web, ho trovato 

interessanti queste riflessioni sul Blog "Tu sei luce".


Ecco i 10 passi per stabilire il contatto col nostro Sé Superiore
1. Credi che esiste un Essere Superiore
Il primo passo è quello di credere che esiste un Essere Superiore dentro di noi col quale stabilire una comunicazione.
Poi, coltiva dentro di te l’aspettativa che tale comunicazione andrà migliorando giorno dopo giorno, come logica conseguenza del fatto che ti mantieni diligentemente concentrato sulla tua vita interiore.
Senza questi due presupposti essenziali, è molto difficile poter conseguire qualcosa di buono nel Regno dello Spirito. Queste due qualità sono basilari per la crescita interiore. Quindi, fissati come obiettivo di raggiungere il contatto con il tuo Sé Superiore, ricordati di questo tuo obiettivo ogni giorno, e mantieni il tuo proposito con determinazione fino a quando il successo sarà raggiunto.
2. Trasforma la tua visione del mondo
Siamo cresciuti e siamo stati educati con una visione del mondo essenzialmente materialista, che nega il ruolo e la realtà dello Spirito nella vita dell’uomo. Per stabilire uno stretto contatto con i Regni Spirituali, abbiamo bisogno che tutto il nostro essere, cosciente e subcosciente, sia alleato per il raggiungimento del nostro obiettivo. In qualsiasi attività sportiva, è necessario conoscere le regole del gioco e la maniera migliore per ottenere il successo. Contattare il tuo Sé Superiore richiede per lo meno lo stesso impegno. Pertanto, cerca libri o Maestri che sappiano espandere la tua comprensione dell’Universo, riconoscendolo principalmente come un Regno di Coscienza, di Mente e di Spirito.
3. Solitudine
Riservati regolarmente del tempo da dedicare a te stesso, nel quale puoi stare completamente solo. E’ preferibile un luogo tranquillo. Semplicemente, siediti in silenzio senza particolari aspettative. Non fare nulla. Al principio questo può sembrare strano e fastidioso. Non siamo abituati a starcene in silenzio, per ascoltare il silenzio. Persisti. Stai finalmente concedendo tempo e spazio alla tua Voce Interiore che vuole farsi ascoltare. E lo farà, sia durante questi momenti di tranquillità, o anche durante la tua giornata, o nei sogni.
Forse si verificherà una circostanza sincronica, o qualcuno ti dirà, con tua meraviglia, esattamente quello che avevi bisogno di sentire in quel preciso momento, oppure potresti avere un lampo improvviso di intuizione. Tutti i grandi geni della storia hanno sempre conservato un tempo regolare di solitudine e di silenzio da dedicare a loro stessi. Dovresti farlo anche tu.
4. Meditazione
Nella meditazione, tu lavori per disciplinare la tua mente e per mettere a tacere il chiassoso dialogo interno che sempre la riempie. Liberati da pensieri ed emozioni negativi, creati uno spazio puro dentro di te, affinchè il tuo Sè Superiore lo possa riempire di Pace, di Beatitudine e di Sapienza. Osservare il tuo respiro è una disciplina di meditazione eccellente, così come lo è concentrarsi sulla fiammella di una candela. O visualizzare una sfera dorata di luce nel tuo plesso solare, che riempie tutto il tuo corpo di energia e di guarigione. Ci sono molte pratiche di meditazione che puoi studiare e utilizzare. Scegli quelle che le senti più adatte a te.

lunedì 2 febbraio 2015

La natura della preghiera secondo Steiner (1910)

Se viviamo nell'angoscia e nella paura per ciò che il futuro potrà apportarci, potremo cercare di attenerci a quella forma di preghiera che si rivolge all'avvenire.
Se non lo faremo, ci verrà a mancare quella dedizione suscitata in noi dalla preghiera che inviamo incontro alla nostra sorte futura; della quale abbiamo detto che c'è stata destinata dalla saggezza del mondo.
Abbandonarsi ad un siffatto atteggiamento di dedizione effettua in noi qualcosa di diverso che se rispondiamo con angoscia e timore a quanto ha da capitarci.
Il nostro sviluppo viene ostacolato dalla paura dall'angoscia; con le ondate della paura e dell'angoscia noi respingiamo quello che, dall'avvenire, vorrebbe entrarci nell'anima.
Possiamo invece accostarci ad esso con speranza feconda, possiamo rispondere ad esso con dedizione, e lasciarlo entrare in noi.
Allora questa dedizione, che in apparenza ci rende piccini, sarà una grande forza che ci accompagnerà incontro al futuro, che permetterà al futuro di arricchire il contenuto della nostra anima e che ci innalzerà a sempre nuovi stadi di sviluppo.
In tal modo abbiamo compreso che la preghiera è in noi una forza attiva. Vediamo che la preghiera è in noi una causa che produce effetti immediati, ossia l'accrescimento e lo sviluppo del nostro io. Allora non ci occorrerà aspettare effetti esteriori particolari; ma sapremo con chiarezza che, con la preghiera, noi stessi abbiamo immerso nella nostra anima quella che possiamo chiamare una forza di luce e di calore.
Forza di luce, perché rendiamo l'anima libera, nei confronti di ciò che ci viene incontro dal futuro, perché la rendiamo atta ad accogliere ciò che può rigenerarsi nell'oscuro grembo dell'avvenire.
Forza di calore in quanto possiamo dire: abbiamo bensì trascurato, in passato, di esplicare integralmente il divino che è nel nostro io; ora però ne abbiamo pervaso i nostri sentimenti, il nostro essere interiore, ed il divino può operare in noi.
L'atteggiamento che, nella preghiera, ci proviene dal senso per il passato produce quel calore animico interiore di cui sono in grado di parlare tutti quelli che sentono la realtà della preghiera. E l'effetto di luce si rivela in coloro che conoscono il senso di dedizione della preghiera.
R.Steiner

giovedì 8 gennaio 2015

"Il caso delle vignette danesi"

di Daniele Luttazzi

Il caso delle vignette danesi, come oggi il vigliacco assassinio dei vignettisti di Charlie Hebdo da parte di terroristi che invocano il Profeta, ci obbliga a ricordare:
Che la libertà d’espressione satirica di un Paese corrisponde al suo gradiente di democrazia.
Che ogni religione, senza sense of humor, diventa fanatismo.
Che parte del mondo islamico non è in grado di accettare la satira come forma di discorso politico.
Che la satira reifica i suoi bersagli e per un musulmano è inaccettabile la reificazione del Profeta.
Che non sono le vignette a insultare Maometto, ma i terroristi che uccidono in suo nome.
Che le vignette anti-semite pubblicate quotidianamente in Egitto e in Arabia Saudita sfruttano stereotipi di gran lunga più offensivi di quelli utilizzati in Occidente.
Che i direttori dei giornali arabi, invocando anch’essi la “libertà d’espressione”, continuano a pubblicarle.
Che non per questo i vignettisti arabi devono temere per la loro vita.
Che il profeta Maometto, quando in vita veniva insultato e dileggiato, rispose sempre col perdono, mai con la vendetta.
Che il Corano minaccia di morte gli infedeli. (Forse è solo un problema di traduzione. “Uccideteli tutti ovunque li troviate” magari nell’originale era “Porgete l’altra guancia”.)
Che non pubblicare le vignette perché questo potrebbe scatenare la violenza degli integralisti significa subire la loro violenza.
Che la comunità islamica deve isolare gli imam radicali.
Che nel mondo islamico legge divina e codice penale coincidono.
Che le convinzioni religiose urtano contro il nostro essere individui razionali del 21° secolo.
Che l’uomo sta bene quando non ha bisogno di religioni che lo proteggano dal dubbio e dalla paura.
Che il messaggio delle religioni è: se metti in discussione l’amore infinito di Dio finisci dritto all’inferno.
Che, da un punto di vista antropologico, non puoi avere una religione senza un nemico.
Che la ragione sociale delle religioni è dare ai fedeli un senso di superiorità rispetto a un nemico immaginario.
Che l’Europa moderna, laica, del commercio e della democrazia, appare col Rinascimento, nel momento in cui il cristianesimo, scosso dalla Riforma, comincia a perdere il controllo sull’organizzione sociale.
Che la repubblica, la separazione dei poteri, il suffragio universale, la libertà di coscienza, l’eguaglianza dell’uomo e della donna non derivano dalla religione, che li ha anzi a lungo combattuti.
Che, grazie alla rivoluzione francese, le adultere occidentali non vengono lapidate (però finiscono su Novella 2000: questo, per alcuni, è progresso).